mattina il compound si sveglierà colorato di verde e arancio, vestito con i colori della bandiera dello Zambia: le prime vuvuzelas già suonano per le strade cosparse di polvere rossa. Domani è il giorno della partita per le qualificazioni al Mondiale 2014: Zambia-Sudan. I soldi scarseggiano, come tutto del resto, ma fra ventiquattro ore non mancherà di certo una televisione dove seguire il match. I bambini, i giovani, i ragazzi e anche le ragazze, gli anziani e chiunque freme per il grande evento: ogni azione sarà seguita con passione, ogni passaggio riuscito sarà accompagnato da un boato, ogni goal verrà festeggiato con qualche ballo. Per chi ha poco o nulla i novanta minuti di una partita di calcio sono un passaggio verso i sogni irrealizzabili.
Per strada si incontrano soltanto plastica, cartacce e qualche nuvola di polvere sollevata dal vento: in altri giorni, quelli dove non c’è nulla da sognare, si incontrerebbero una masnada di bambini vocianti e schiamazzanti, pronti a mettersi in posa per una fotografia, richiamando l’attenzione con il classico grido rivolto ad un uomo bianco (“muzungu”), così raro da vedersi fra i vicoli del compound.
Camminando in mezzo a loro lungo la settimana sembra di essere in un >>>